Il 1994 resta una delle date più amate e ricordate nella storia della Salernitana. Dopo anni di attese, di illusioni e di stagioni difficili, la squadra granata riuscì finalmente a riconquistare la Serie B, regalando alla città di Salerno una delle sue più grandi gioie calcistiche. Era il 22 giugno 1994 quando la squadra allenata da Delio Rossi, giovane tecnico alla sua prima grande esperienza, compì l’impresa che nessuno si aspettava ma che tutti sognavano.

La stagione 1993-94 non era iniziata sotto i migliori auspici. Il gruppo era composto da molti giovani e da pochi giocatori di esperienza, e le prime giornate lasciavano più dubbi che certezze. Lo stesso Rossi, arrivato con grande entusiasmo, fu accolto da un ambiente diviso e da una tifoseria che faticava a credere nella squadra. Ma settimana dopo settimana, qualcosa cominciò a cambiare. La Salernitana trovò equilibrio, carattere e organizzazione, iniziando una rimonta che la portò tra le protagoniste del campionato di Serie C1.
A trascinare la squadra non fu solo il talento, ma anche lo spirito di gruppo e l’identità che Rossi seppe dare. Il “Principe” dell’Arechi, come qualcuno lo definì, trasformò un gruppo incerto in una squadra compatta, capace di giocare con intensità e cuore. La Salernitana chiuse la stagione regolare al terzo posto, qualificandosi ai playoff, una formula allora nuova per la categoria e carica di tensione.
La notte del 22 giugno 1994
Nei playoff la Salernitana superò prima la Lodigiani con un netto 4-0 all’Arechi e un pareggio per 1-1 nella gara di ritorno. La finale contro la Juve Stabia, disputata in campo neutro, divenne una sfida dal valore simbolico. In quella serata indimenticabile, i granata vinsero 3-0 e conquistarono la promozione in Serie B, facendo esplodere di gioia la città. Salerno visse una notte di festa interminabile, con cortei, bandiere e lacrime di commozione che illuminarono il lungomare e le piazze fino all’alba.
Quella promozione non fu soltanto un traguardo sportivo, ma il segno di una rinascita. La squadra, giovane e costruita con risorse limitate, aveva restituito ai tifosi orgoglio e appartenenza, riportando Salerno nel calcio che conta. Molti di quei protagonisti – da De Sanctis a Pisano, da Chianese a De Silva – rimasero impressi nella memoria collettiva come simboli di una stagione irripetibile.
Un’eredità che dura ancora
La promozione del 1994 segnò l’inizio di un nuovo ciclo per la Salernitana. Fu la base su cui si costruì la crescita del club negli anni successivi, fino al ritorno in Serie A alla fine del decennio. Ma soprattutto, rappresentò un momento identitario per la città: la vittoria di un gruppo che non si arrese mai, di una tifoseria capace di restare al fianco della squadra anche nei momenti più duri.
Ancora oggi, per chi c’era, quel giugno del ’94 non è solo una data ma un’emozione viva. È la prova che il calcio, a Salerno, non è mai stato soltanto sport: è sentimento, appartenenza e memoria. E quella notte, con le bandiere granata che sventolavano sotto il cielo estivo, la città riscoprì tutta la forza di sentirsi unita dietro i suoi colori.
 
 




